Le popolazioni dei territori attraversati dal fiume lo hanno sempre nominato al femminile, la Brenta. Questo nome indica, nel dialetto trentino e soprattutto in Valsugana,
 per estensione, le riserve di acqua che i paesi tenevano in caso di 
incendi (e, in senso figurato, un'ingente quantità di liquido). La 
storia e i ricordi ancestrali delle terribili alluvioni subite dalle 
popolazioni del Veneto centrale hanno coniato il termine “Brentana” per 
alluvione (fonte: www.wikipedia.org). 
 
 
Mi trovo a Borgo 
Valsugana, ancora provincia di Trento, e ideale capoluogo dell'omonima valle che collega Trentino e 
Veneto, e ho appuntato il mio sguardo su due anfratti della piacente 
cittadina, dove il suddetto fiume scorre placido. Il tutto avvolto in un silente e rarefatto giorno di fine settimana, dove è quanto mai appagante, aggirarsi fra le viuzze e i vicoletti del borgo. Luci e colori vividi, ma al tempo stesso ottenebrati dalla luce fioca del pomeriggio invernale, mentre il Brenta rimembra ricordi e trascorsi di gente ed eventi lontani. 
